Raffaella Lusvardi
Roberto e Nicla, dal 2012 hanno in comodato d’uso gratuito una cascina nel mantovano, di proprietà di Ada, una lontana parente.
I rapporti finora sereni, nel 2020 subiscono un contraccolpo: Ada richiede la casa per la figlia. Roberto e Nicla non intendono restituire l’immobile, che è stato loro concesso in comodato senza determinazione di tempo e per le esigenze della loro numerosa famiglia.
Ada, mi contatta, per assisterla in questo delicato momento. Dopo diversi tentativi, volti a stabilire un contatto con Roberto e Nicla, decidiamo con la cliente di attivare la mediazione chiedendo l’immediato rilascio dell’immobile.
Alla mediazione aderiscono Roberto e Nicla, che si oppongono facendo presente le loro necessità di utilizzo, pattuite nel contratto.
In mediazione, grazie al prezioso aiuto di una delle mediatrici del Centro Conciliare Conviene, si raggiunge l’accordo su una data per il rilascio della cascina, che dovrà essere lasciata libera sia da persone che da cose.
Passano i mesi. Al termine stabilito per il rilascio mi contatta l’avvocato di Roberto e di Nicla, informandomi che i signori hanno rilasciato l’immobile, consegnando le chiavi a una persona di fiducia, non potendo Ada essere sul posto.
Ada, una volta tornata al paese e fatto l’accesso all’abitazione, si rende conto che Roberto e Nicla hanno lasciato nell’immobile arredi, stoviglie e strumenti di lavoro.
Ada non vuole tenere nulla per sé e per la figlia, chiedendo inutilmente a Roberto e Nicla di sgombrare l’immobile, ricevendo un diniego, e, anzi, un invito a ritenersi libera di fare ciò che meglio crede. Ada è molto contrariata e mi chiede un parere per azionare l’accordo come titolo esecutivo. Vuole che i comodatari portino via tutto dall’immobile, oppure che sostengano le spese per lo smaltimento in discarica.
Contatto il centro di mediazione al quale ci siamo rivolti, pur sapendo che il loro compito era stato portato a termine, anche egregiamente. Tuttavia, voglio avere alcune informazioni per la messa esecuzione del titolo. Ragionando con la responsabile del centro e cercando, proprio nello spirito della mediazione, una soluzione alternativa, prendendo in considerazione gli interessi delle parti, vengo invitata a considerare con la cliente l’ipotesi di devolvere arredi e suppellettili in beneficienza.
Assunte le opportune informazioni, contatto un’associazione di volontariato che aiuta persone in grave difficoltà. Dopo un sopralluogo, i volontari, entusiasti, chiedono di poter asportare gran parte di ciò che si trova nella cascina avendo molte famiglie cui farne dono.
Nel giro di qualche giorno la cascina è stata liberata.
La mediazione ha mostrato il suo volto migliore: Ada ha risolto il suo problema e l’evento negativo del mancato sgombero da parte dei comodatari si è trasformato in occasione di bene per tante persone.
Ci portiamo a casa una bella lezione di vita, da questo caso reale di mediazione, ovvero che una situazione all’apparenza negativa può tramutarsi in una vera e propria opportunità sociale.